Bambini fragili, genitori eroi



Ciao Marianna, ho bisogno di sentirti. Quando puoi? Li metto di fronte alla tv e ti chiamo dal bagno, ma ho bisogno di parlare, ho bisogno di aiuto.

Ogni mattina arriva almeno un messaggio che fa pressapoco così. Le mie mamme e i miei papà iniziano a sentirla la fatica di questa reclusione. La sentono profondamente.
E' una fatica che va ad accumularsi sugli strati di fatica di tutti questi anni passati a capire il linguaggio dei propri figli "fragili".
E' agganciata alla paura di perdere tutti i progressi fatti.
Il mio bambino si ricorderà come ci si relaziona con gli altri, quando usciremo di casa?
Ricorderà ancora come si fa ad alzarsi ogni mattina e a correre dietro i mille impegni di mamma, papà e dietro ai suoi?
Riuscirà a staccarsi dalla Play Station e riprendere ad usare la bici?
E' normale che mi odi tanto? Che se la prenda sempre con me?

Li sento quel dolore e quella paura. Li vedo scorrere nei loro occhi, attraverso videochiamate con piastrelle bianche della cucina e cuscini sul letto.
Parlano a bassa voce per non farsi sentire, si interrrompono improvvisamente "Aspetta...ah no, non sta entrando". 
Ironizzano, si disperano, si fanno forza ancora una volta. 

Scaricano le videolezioni e cercano di capire come riusciranno a stare "seduti" dall'inizio alla fine, ma non ci riusciranno.
E poi lavorano, smart working, ovviamente, come tutti, ma il loro è davvero molto smart!
E ancora, l'ora d'aria nelle terrazze condominiali, nei cortili abbandonati dei palazzi. Una lotta anche quella perché di andare fuori proprio non avevo voglia! Posso vedere un altro video?

Come fanno quei genitori a spiegare a questi bambini che bisogna aspettare. Quanto? Non so. Ma bisogna aspettare. 
Rimandare ad una data indefinita la ripresa della vita. Spiegare a quei bambini, che l'attesa proprio non la concepiscono, che bisogna aspettare che il virus vada via. Dove va? In un'altra parte del mondo. Da altri bambini e da altri genitori.

Vorrei portarli in vacanza quei genitori, magari nella mia isola. Portarli al mare e far scaldare le loro anime al sole. Raccontargli che finirà tutta questa fatica. Lo so che non mi credono, ma finirà e quei bambini tanto fragili, insopportabili, irritanti, teneri, con gli occhi lucidi dalla rabbia, saranno adulti splendidi, con risorse infinite. Perché lavorano duro, loro, ogni giorno. Perché sono amati in un modo speciale e perché hanno genitori eroi che mi chiamano di nascosto dal bagno!



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